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PSA - Prevenzione Carcinoma della Prostata

Il PSA è una glicoproteina secreta dalla prostata, è un marker molto più sensibile della Fosfatasi Acida Prostatica ed ha una specificità nel carcinoma prostatico del 96 % e una sensibiltà dell' 80 %.

L'esame si può effettuare anche dopo aver fatto colazione e le risposte si possono avere nell'arco delle 24 ore lavorative.

Il PSA è prodotto anche da altri tessuti corporei, sotto regolazione ormonale, ma raggiunge una concentrazione ematica misurabile solo quello di origine prostatica. Il PSA è rilasciato dal tessuto ghiandolare della prostata, ma non da quello stromale. 

E’ un marker per il tumore della prostata, ma il suo valore aumenta anche in caso di ipertrofia prostatica benigna e di prostatite. 
 Il PSA aumenta anche con l’età del paziente indipendentemente dalla presenza di patologie prostatiche. 
Il PSA è misurato tramite esame del sangue. E’ possibile distinguere una frazione libera e una frazione legata ad inibitori enzimatici (antichimotripsina, alfa-2macroglobulina); con i metodi diagnostici si riesce a misurare il PSA legato all’antichimotripsina ma non quello legato all’alfa-2macroglobulina.


In caso di patologie prostatiche il rapporto PSA-libero/PSA-legato varia perchè aumenta la quota di PSA libero: l’aumento della concentrazione di PSA libero in caso di ipertrofia prostatica è maggiore rispetto a quanto osservato in caso di carcinoma prostatico (il rapporto PSA libero/totale ha valore diagnostico solo per valori di PSA totali compresi fra 2,5 e 20 ng/ml; un valore del rapporto < 10% è indicativo di carcinoma, un valore > 20% di IPB) (Istituto Superiore di Sanità, Basi Scientifiche per Linee Guida, 2004). 

Un altro dato che potrebbe essere utile nella diagnosi differenziale tra IPB e carcinoma prostatico è la densità del PSA (PSA Density o PSAD) che si calcola dividendo il valore di PSA per il peso, in grammi, della prostata valutato tramite ecografia prostatica transuretrale. 

Il PSA aumenta anche dopo manipolazioni locali quali l’esplorazione rettale, la cistoscopia, la rettoscopia, la colonscopia e la biopsia prostatica. E’ importante quindi che la misurazione del PSA non sia eseguita nei giorni successivi alle procedure diagnostiche (in caso di biopsia, sono necessari 1-2 mesi perchè il PSA ritorni a valori basali) (Olivetti, Grazioli, 2008). 

Alcuni dei farmaci impiegati nel trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna possono alterare la concentrazione sierica di PSA: gli inibitori della 5alfa-reduttasi, finasteride e dutasteride, riducono del 50% la concentrazione di PSA nel sangue.

Il valore normale per il PSA è compreso nell’intervallo 0-3,99 ng/ml; nella maggior parte dei pazienti con ipertrofia prostatica il valore oscilla fra 4 e 10 ng/ml (sussiste sovrapposizione con il carcinoma prostatico). 
Sulla base di screening di popolazione è emerso che l’85-90% degli uomini con più di 50 anni ha un valore di PSA minore di 4 ng/ml, l’8-12% valori compresi fra 4,1 e 10 ng/ml e il 3% valori superiori a 10 ng/ml (Stamer, McNeal, 1992). 
La misurazione del PSA dovrebbe essere effettuata con cadenza annuale negli uomini con più di 40 anni e semestrale dopo i 50.



Il PSA libero (FREE PSA)

Il dosaggio del PSA libero viene richiesto quando si riscontra un valore alterato, ma non di molto, del PSA basandosi sulle segnalazioni che la percentuale di PSA libero rispetto al PSA totale è maggiore nei pazienti con ipertrofia prostatica che nei pazienti con cancro della prostata.
Se il PSA totale e il PSA libero sono più alti del normale (alta percentuale di PSA libero), questo suggerisce una iperplasia prostatica piuttosto che un tumore.

Ai fini di una corretta valutazione clinica è indispensabile valutare il rapporto tra il free-PSA ed il PSA Totale.

Il rapporto va considerato dubbio tra 10 e 20, patologico se minore di 10 (sospetto carcinoma prostatico) e segno di un'ipertrofia prostatica benigna se superiore a 20.

Se il PSA totale è alto, ma il PSA libero non lo è (bassa percentuale di PSA libero), è più probabile il cancro e dovrebbero essere effettuati altri test come ad esempio una biopsia.

L’esame delle urine serve ad escludere la presenza di infezioni batteriche delle vie urinarie, di sangue nelle urine (ematuria) ed eventuali altre patologie fra cui carcinoma vescicale, calcolosi urinaria, diabete. L’esame delle urine, per i pazienti con IPB e sintomi delle basse vie urinarie, è raccomandato dalle linee guida nazionali e internazionali (Associazione Urologi Italiani, 2006).

La misurazione della creatininemia (concentrazione sierica di creatinina) è raccomandata solo nei pazienti in cui è ragionevole ipotizzare un coinvolgimento delle alte vie urinarie (Associazione Urologi Italiani, 2006). Poichè l’insufficienza renale interessa meno dell’1% dei pazienti con ipertrofia prostatica, la valutazione della creatininemia non rientra fra gli esami di routine per la valutazione del paziente con LUTS secondari a IPB (Linee Guida per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna secondo l’American Urology Association). 

L’esplorazione rettale può indurre un aumento della concentrazione sierica di antigene prostatico specifico (PSA). Tale incremento sembrerebbe essere più significativo in caso di valori di PSA > 10 ng/ml. Per valori di PSA < 10 ng/ml, la variazione, nella maggior parte dei casi, è lieve quindi poco significativa ai fini terapeutici. E’ vero comunque che se si vogliono verificare gli effetti clinici di un trattamento, è preferibile avere sempre il valore iniziale (basale) del PSA come riferimento. 

Per questo si raccomanda di misurare il PSA prima dell’esplorazione rettale o ecografia transrettale o almeno dopo 48 ore.

La visita urologica è consigliata almeno una volta all’anno per gli uomini con più di 50 anni (Istituto Superiore di Sanità, Basi Scientifiche per Linee Guida, 2004).